Dal 1º aprile ha preso inizio l’implementazione del progetto “Alimentiamo il futuro. Sicurezza alimentare nei dipartimenti di Mbour e Kaolack” finanziato dai fondi statali dell’8×1000. Gli interventi sono volti ad incrementare la fornitura d’acqua, la ricchezza e varietà della dieta degli abitanti dei villaggi senegalesi di Ndiandiane, Tataguine Sérère, Sossop Diop, Bandoulou Toucouleur.

IL CONTESTO
L’agricoltura è ancora oggi il settore occupazionale più importante nel Paese. La maggior parte della popolazione dipende da un’economia di sussistenza, su piccola scala. Altre attività generatrici di reddito legate al lavoro nei campi, come la trasformazione o il commercio di prodotti agricoli, sono molto rari. Inoltre, i giovani non hanno tutt’ora accesso universale ai servizi sanitari e educativi di cui hanno bisogno: solo la riduzione della povertà rurale può alleviare le pressioni conseguenti alle migrazioni verso le aree urbane.

Nonostante le criticità esistenti, però, il Paese ha fatto buoni progressi nella lotta contro la fame negli ultimi decenni: la percentuale delle persone soggette a denutrizione è passata dal 17,4% (1,9 milioni di persone) del 2004-2006 al 9,4% (1,5 milioni di persone) del 2017-2019. I dati testimoniano quindi che il Senegal è sulla giusta via verso l’eliminazione della fame e proprio per questo è necessario investire in progetti che accelerino il percorso in atto, per raggiungere il goal entro il 2030, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Una delle componenti fondamentali della malnutrizione in Senegal è la carenza di micronutrienti, dovuta alla scarsa varietà dell’alimentazione. Nello specifico mancano proteine animali, leguminose, ferro, zinco e vitamina A. Questo impatta in particolare sulla crescita dei bambini.

IL PROGETTO
Il progetto prevede un intervento nelle aree rurali di due regioni senegalesi con economia basata quasi esclusivamente su di un’agricoltura di sussistenza, tale da non garantire un’alimentazione adeguata nel corso di tutto l’anno. Il contesto presenta caratteristiche tipicamente saheliane con la presenza della savana, una scarsa densità abitativa e notevoli problemi derivanti da periodi di siccità (piogge solo nei mesi estivi) e rapida degradazione dei terreni agricoli.

I beneficiari diretti sono 8.654 abitanti di 4 villaggi; nello specifico: 8.654 avranno accesso all’acqua potabile; 1.500 godranno di una formazione specifica; 650 persone verranno impiegate in orti e frutteti, mentre 270 in pollai familiari.
Beneficiari indiretti sono i 122.850 abitanti dei comuni e 1.261.867 abitanti dei dipartimenti, in quanto l’aumento della disponibilità di acqua, ortaggi, frutti e polli permetterà di accrescere le possibilità di acquisto sul mercato locale.

L’intervento è volto a rafforzare le competenze locali e a sostenere l’avvio di cicli produttivi che in prospettiva si autosostentino; mentre l’obiettivo specifico prevede l’incremento della fornitura d’acqua (costruzione di pozzi e irrigazione) e della ricchezza e varietà della dieta (nuove coltivazioni, frutteti e pollai).

GLI STEP
La sostenibilità alimentare richiede un processo partecipativo, e necessita di tantissima formazione basata su tecniche appropriate per un target con scolarizzazione scarsa. Sono pertanto previste intere giornate di didattica, rivolte alla popolazione del villaggio e non solamente ai beneficiari diretti del progetto. In tal modo viene offerto un servizio utile per tutti e si ha modo di selezionare i primi partecipanti, anche alla luce del livello di coinvolgimento mostrato.

In parallelo alla formazione tecnica è contemplata un’azione di sostegno alla nascita di gruppi di donne che, dopo aver ricevuto un rafforzamento delle proprie competenze, si occupi della creazione e della gestione di un fondo di risparmio, necessario per garantire la sostenibilità delle attività al termine del progetto. Anche in questo caso sono previsti una formazione “in aula”, un accompagnamento in itinere, fino all’elaborazione e alla gestione di un semplice business plan.

Il partner locale Énergie pour les droits de l’homme Sénégal metterà a disposizione il proprio vicepresidente per la supervisione di tutte le attività e dei collaboratori locali e coordinerà gli acquisti in loco.

SECONDA E TERZA FASE
Al termine della prima fase, è previsto l’avvio vero e proprio delle attività produttive, con la realizzazione di orti (piantati a pomodori, melanzane, lattuga, bitter tomatoes, peperoncini gialli, gombo, cavolo, peperoni, carote, zucchine, insalata, niebe, menta, melone, anguria); frutteti (mango, limone, papaya, moringa, guaiava) e pollai.

Per i cicli iniziali di produzione vi sarà un accompagnamento costante sul field volto a proseguire una formazione pratica e ad intervenire prontamente per affrontare le problematiche che si dovessero presentare.

Successivamente si proseguirà col consolidamento dell’apprendimento, anche con workshop periodici, oltre che con la supervisione del lavoro sul campo; e continuerà il rafforzamento dei gruppi di donne e l’accompagnamento in vista della gestione autonoma. Tutto per verificare il livello di autosufficienza e colmare eventuali deficit.

RISULTATI
Una volta che la produzione degli orti venga messa a regime, si stima che metà produzione venga utilizzata per il consumo familiare e metà sia venduta. Il ricavato della vendita sarà sufficiente per l’investimento medio che ciascuna famiglia dovrà sostenere per l’avvio del ciclo successivo (sementi, concimi ecc). Anche per i pollai familiari è previsto l’autoconsumo della metà dei polli, e la vendita della rimanente metà.