Dentro la rivoluzione digitale, per una nuova cultura dell’impresa e del management
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Questo libro cerca di offrire una visione pro-attiva dell’evoluzione digitale. Il pervasivo impiego di macchine e algoritmi che hanno perso la rigidità standardizzante e replicativa del passato sta cambiando i modi di fare impresa, di svolgere le funzioni manageriali, di dare senso al consumo e alle relazioni sociali. I dispositivi digitali di oggi diventano sempre più capaci di interagire con le nostre idee e capacità, fornendoci servizi sempre più flessibili, personalizzati, collaborativi. Cambiano i modi di generare valore, mettendo insieme economia del gratuito (free), condivisione (sharing economy), globalizzazione (global value chain), trasformazione dei business model e perfino dei prodotti (servitization) in una nuova economia in cui le piattaforme digitali facilitano le relazioni tra persone, imprese e territori, da un lato, e d’altro le controllano in regimi di quasi monopolio. In questo contesto, la digitalizzazione aumenta in modo dirompente l’efficienza che viene a realizzarsi nelle singole produzioni, aprendo prospettive di sviluppo ancora tutte da immaginare, da costruire. E tuttavia mostra anche un “lato oscuro” in cui gli uomini rischiano di perdere il controllo dei processi economici e sociali consegnandolo ad automatismi intelligenti, capaci di evolvere e imparare. In che misura questi automatismi sostituiranno il lavoro umano, creando una diffusa disoccupazione tecnologica? In che modo manager, consumatori, lavoratori e cittadini potranno sottrarre le loro scelte e i loro desideri al controllo di automatismi efficienti di cui non potranno facilmente fare a meno? In quale modo possiamo agganciare la dirompente energia positiva dell’evoluzione digitale contenendone il lato oscuro? La tesi sostenuta dagli autori è che nel futuro che ci attende esista la possibilità di recuperare spazi di libertà e di esplorazione per l’intelligenza degli uomini a condizione di uscire dalla sterile contrapposizione tra tecno-ottimisti e tecno-pessimisti. Cercando invece, pragmaticamente, di realizzare forme di collaborazione attiva tra uomini e macchine, in un mondo caratterizzato da livelli crescenti di complessità. Un mondo in cui le macchine – per quanto intelligenti – non possono fare da sole, avendo necessariamente bisogno delle capacità di immaginazione, progettazione e condivisione di senso proprie degli uomini.
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