Gerusalemme, Baghdad, Sarajevo, fotogrammi di città e popoli in guerra ma anche di donne e uomini che tentano difficili, isolati, incompresi itinerari di pace.
Donne e uomini dentro i luoghi di guerra e fuori da questi luoghi. Anelli di una catena unica che in questi anni drammatici non si è spezzata.
E la catena dei pacifisti che ha operato nei luoghi di guerra e di conflitto legando sentimenti, idee, emozioni, speranze ed anche sconfitte.
Nel libro si dà conto di questa esperienza con il racconto diretto di una protagonista. Il taglio è immediato, intimo, talvolta scomodo nella crudezza e insieme nella dolcezza del narrare.
Mentre si aprono storici spiragli di pace in Palestina questo lavoro assume un valore tutto particolare: quello del racconto degli sforzi per avvicinare due popoli in guerra, per favorire il reciproco riconoscimento.
Un racconto soggettivo, parziale, unilaterale in cui gli incontri con Feisal Hussei-ni, Arafat, Saddam Hussein ed altri leader hanno la stessa eco della voce di un’amica, dell’assonanza di un ricordo, del fragile rapporto con una bambina palestinese. Un bisogno di testimonianza del coraggio, del travaglio interiore delle donne e degli uomini del dialogo incontrati negli anni che vanno dal 1988 al 1991.
“Una ricostruzione dei percorsi del movimento pacifista in questi anni del suo incontro inquietante con il conflitto, con le città divise, con l’eco di questi incontri dentro noi stessi”.
Un libro difficile, scomodo, scritto senza ipocrisie e senza paura di sconfinare dai terreni della politica, anzi con la voglia espressa di farlo mettendo in prima linea e allo scoperto i sentimenti e le emozioni.
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