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Da quando l’essere umano si è alzato sulle gambe, ha cominciato a camminare, sia alla ricerca di cibo per la sopravvivenza, sia per fuggire dai pericoli o per scoprire territori che vedeva all’orizzonte.
Camminare era a volte un atto di fede, di pellegrinaggio verso luoghi sacri, a volte un atto di rivendicazione di fronte a ogni forma di ingiustizia o violenza, un atto politico, “intendendo la politica come un’azione collettiva per trasformare la realtà quotidiana”. Quando migliaia e migliaia di persone scendono in piazza è perché vogliono far sentire la loro voce, mostrando la loro aspirazione per “un mondo più giusto”.
Mettersi in cammino è attivare questa intenzione evolutiva di andare avanti, di progredire, di esistere, cioè, in senso etimologico, di prendere posizione verso l’esterno e di segnare il terreno con le proprie impronte.
Come in altri momenti della storia, l’essere umano continua nei suoi tentativi di aprire strade verso la pace e la nonviolenza.
Questo libro ne è un esempio…
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