Dai primi di marzo in Senegal ci sono state violentissime manifestazioni. I dimostranti sono stati coinvolti in pesanti scontri con le forze dell’ordine, che in alcuni casi hanno aperto il fuoco.
Tredici morti (35 anni il più vecchio), 590 feriti identificati, 19 grandi aree “Auchan”, un gran numero di distributori di benzina Total fuori servizio ecc. Questo è il bilancio provvisorio delle grandi manifestazioni popolari di questi ultimi giorni. (14.03.2021 – N’diaga Diallo)
Edifici pubblici come tribunali, prefetture e municipi sono stati attaccati e saccheggiati dalla folla, compresi i simboli più tangibili della presenza francese (Auchan e Total). Il governo ha risposto con una dura repressione della polizia, la limitazione dell’accesso ad internet e la temporanea chiusura di alcune emittenti televisive e radiofoniche.
Già da tempo cova nel Paese un grave malcontento, rafforzatosi in seguito alla crisi economica dovuta alla pandemia. La scintilla delle manifestazioni è stata l’arresto del leader dell’opposizione Ousmane Sonko, catalizzatore politico dell’insofferenza popolare, soprattutto dei giovani. Il capo del partito “Pastef” si stava recando in tribunale, accompagnato da una folla di sostenitori, per essere interrogato dai giudici dopo che la sua immunità parlamentare era stata rimossa dall’assemblea. Doveva rispondere delle accuse di violenza sessuale mosse da una giovane di nome Adji Sarr, che lavorava in un centro massaggi frequentato da Sonko. Durante il tragitto il leader dell’opposizione è stato arrestato, formalmente per non aver rispettato il percorso prescritto dal prefetto per raggiungere il tribunale.
La tensione nel Paese era palpabile da alcune settimane. La maggior parte dell’opinione pubblica ha interpretato le accuse di violenza sessuale come strumentali e frutto di un piano ordito dal Presidente della Repubblica Macky Sall per far fuori politicamente il suo principale oppositore. Una sua condanna penale lo renderebbe infatti ineleggibile per la tornata elettorale in programma per il 2024. Macky Sall è stato riconfermato nel 2019 ed è al suo secondo mandato. Per la costituzione non può candidarsi ad un terzo, ma non ha mai smentito ufficialmente tale ipotesi. Molti in Senegal sospettano che il suo obiettivo sia eliminare gli oppositori per presentarsi come unica alternativa credibile a governare il Paese e dunque ricandidarsi nel 2024 in contrasto con il dettato costituzionale.
Di solito molto intransigente, Macky Sall è stato obbligato lunedì scorso a giocare la carta della negoziazione e a calmare le acque (14.03.2021 – N’diaga Diallo).
A metà marzo il Presidente si è impegnato, in un discorso pubblico, a dare sostegni alle famiglie delle vittime. Ha promesso misure per i giovani. E ha – importante – ridotto l’orario del coprifuoco, spostandolo dalle 19 a mezzanotte. Infine, è stato rilasciato Sonko, che adesso è in libertà vigilata, in attesa di essere processato, sia per l’accusa di stupro sia per quella di disordine pubblico.
Il Movimento per la Democrazia, che è il tavolo che riunisce le varie organizzazioni di opposizione, ha annullato alcune dimostrazioni previste. C’è stata una mediazione delle autorità religiose, delle confraternite musulmane. E anche Sonko, una volta scarcerato, ha optato per la pace sociale, auspicando solo manifestazioni pacifiche: Controlleremo Macky fino a che, nel 2024, organizzerà delle elezioni presidenziali in cui non si candiderà. Non lo cacceremo dal Palazzo (14.03.2021 – N’diaga Diallo).
In questo momento regna una calma precaria (14.03.2021 – N’diaga Diallo)
Noi di Energia per i diritti umani vogliamo prima di tutto esprimere la nostra vicinanza e solidarietà al popolo senegalese. Allo stesso tempo ribadiamo con forza la nostra visione nonviolenta, ispirata ai principi del Movimento Umanista. Per il prossimo futuro ci auguriamo che un percorso di riconciliazione nazionale permetta di affrontare le priorità per la popolazione, a partire dalla prevenzione del Covid, la campagna vaccinale ed il sostegno alle persone più colpite dalla crisi economica.