Il contributo di uno dei membri di EDH Senegal, Ndiaga Diallo, per spiegarci cosa sta succedendo in Senegal durante queste settimane di scontri e rivolte:

Come abbiamo detto in diverse occasioni, la persecuzione politica e giudiziaria del principale oppositore Sonko e del suo partito da parte del regime di Macky Sall è un pretesto, un’opportunità colta dai giovani e dai cittadini per scrivere un nuovo capitolo della loro mobilitazione contro la perpetuazione di un sistema neocoloniale e di uno Stato intrappolato nel paradigma neoliberale, incapace di rispondere alle legittime aspirazioni della popolazione.
Con la disoccupazione che colpisce la maggior parte dei giovani, i dipendenti pubblici che vivono per strada, un sistema sanitario a pezzi, un sistema di istruzione pubblica in ginocchio (per molte persone, ottenere un pasto al giorno è una vera e propria conquista), un ambiente che è diventato una bomba ecologica, corruzione, progetti costosi e non prioritari (ad esempio la costruzione del treno regionale veloce, quasi 1.000 miliardi per 30 km!!!!) ecc…, Macky ha deciso di candidarsi per un terzo mandato, azione incostituzionale e moralmente inaccettabile, perché ha scritto e dichiarato su tutte le forme di comunicazione che questo è il suo ultimo mandato.

Sono stati registrati più di 17 morti, oltre a quelli del marzo 2021 (circa 14 registrati), tutti giovani la cui unica colpa era quella di aver portato avanti il sogno di un Senegal migliore e riconciliato con se stesso. Questi giovani sono stati stigmatizzati da Macky Sall, che ha sguinzagliato i suoi killer contro di loro con una violenza e una brutalità inaudite, mettendo in atto torture sistematiche, a volte anche nelle loro stanze del campus sociale e nelle loro case, sottraendoli ai loro genitori sconvolti. Attivisti avvocati stranieri e senegalesi e organizzazioni per i diritti umani, con l’aiuto di cittadini, stanno compilando la documentazione per la Corte penale internazionale.
Macky è stato sconfitto dalla “strada”; la polizia e la gendarmeria non riescono più a contenere la rabbia popolare.

Al momento il presidente è sostenuto solo dall’esercito, che è presente in alcuni punti strategici di Dakar. Ci si chiede se i militari possano ispirarsi ai loro colleghi della Guinea, del Burkina Faso o del Mali. È per scongiurare questa minaccia che è stata avviata una serie di dialoghi? I prossimi giorni ci diranno quale sarà il probabile consenso e i meccanismi per attuarlo.

I punti centrali dei termini di riferimento proposti dai due partiti sono: Rinuncia alla terza candidatura – liberazione di oltre 500 prigionieri politici – revoca del blocco della casa di Sonko – revisione del codice elettorale e del sistema di sostegno ai candidati della classe politica.

Benchè molti opinionisti legati all’attuale sistema continuino a sperare che ci si trovi di fronte a giovani irresponsabili, i cui indefinibili orizzonti si riducono all’ultimo iPhone sul mercato, alle partite di calcio di serie A nel fine settimana, agli incontri di lotta in periferia e così via, la rivolta popolare a cui stiamo assistendo è abbastanza eloquente da decostruire concretamente tutte le loro teorie di un vecchio mondo che sta scomparendo e di un nuovo mondo che tarda ad affermarsi.

Come ha detto giustamente Gramsci: “Tra questi due mondi c’è un chiaroscuro da cui emergono i mostri… da cui emergono mostri… Macky Sall e il suo regime sono uno di questi”.
Chiediamo che questo mostro venga abbattuto, ma in modo non violento! Si può fare!

Ndiaga Diallo